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ANDAR PER OSMIZE

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Sul Carso Triestino, viaggio tra le frasche gustando il meglio dei prodotti tipici

Osmiza. Dalla parola slovena “osem”, “8”. Otto giorni l’imperatore Giuseppe II d’Asburgo concedeva ai contadini, per mettere in vendita il sovrappiù del raccolto, dei lavori nei campi, del vino e dell’allevamento. Così quando arrivava quel tempo, i contadini appendevano una “frasca” , un ramoscello d’edera, sui bivi delle strade principali e nei punti strategici in prossimità delle loro casa.Poi ci aggiungevano una freccia rossa per indicare meglio la via. Era il 1784.

E oggi è meravigliosamente ancora così.

Sentiero Rilke, Duino

Siamo nel Carso triestino. Dentro quella poesia di colori che è l’altipiano in questa stagione. Azzurro e giallo. Azzurro e marrone. Azzurro e rosso.

Succede così qui. Si sale, con un occhio ancora perso a seguire la striscia cobalto del golfo giù in fondo, e l’altro già incuriosito dalla strada che si addentra nella terra, tra le doline di roccia calcarea, lungo i ciglioni ricamati dai cespugli.

Di questo viaggio di strada l’osmiza è davvero una delle anime.

Eccole allora le frecce che ciondolano sui pali improvvisati. Improvvisate, semplici e informali come i posti a cui porteranno, perché le osmize sono (amate) così: cantine, giardini e porticati trasformati in angoli dove accogliere con un buon calice di vino della casa e un bel piatto di formaggi e salumi. Qualche panca, le tavolate in legno, le tovaglie a quadretti bianchi e rossi. Le carte da gioco che cadono sul tavolo in allegria. Le chiacchiere. Una chitarra. Le grida dei bambini che fuori rincorrono il gatto. La radio che suona una canzone per fisarmonica slovena.

Queste sono le osmize.

 

COSA SI MANGIA

Si mangia quello che qui si produce e che si prepara e cucina secondo tradizioni tramandate di generazione. “Come faceva mia nonna”  – ci raccontano da dietro il bancone – rigirando e rigirando osmiza@fabrice_gallina 2015-4252col mestolo la jota (tipica minestra a base di crauti).

I piatti sono di solito piatti freddi. Il tipico prosciutto stagionato, la pancetta, l’ossocollo, l’ombolo (lombata di maiale), i sottaceti, le uova sode con il sale e il pepe. In alcune osmize si può gustare anche qualcosa di caldo: la jota, le patate in tecia (con cipolla e pancetta), la pancetta calda cotta col finocchietto, i crostini caldi di lardo. E poi ci sono i dolci, lo strudel di mele, lo strucklo cotto (pasta dolce bollita servita zuccherata) le palacinke (crepe) al cioccolato o alla marmellata.

E il vino? Tutto imbottigliato qui. La Malvasia, il Terrano, il Refosco e la ricercata Vitovska.

 

QUALCHE NOME

Esiste una pubblicazione “Osmize illustrate; Trieste e il Carso di frasca in frasca” che aiuta ad orientarsi in questo mondo di realtà affascinanti e invitanti. Nell’edizione aggiornata al 2017/2017 trovano spazio oltre 100 Osmize e 40 pagine dedicate alle osmize slovene, dalla Brda al Litorale.

Tra le osmize più note campeggia senz’altro quella di Benjamin Zidarich, aperta presso la sua cantina a Prepotto (Ud), i cui vini oggi hanno raggiunto fama internazionale. Nello stesso paesino c’è la nota osmiza di Gabrovec, amatissima da Vinicio Capossela. Per chi ama i formaggi tappa d’obbligo è da Starec, a Bagnoli (Ts), che li serve con gelato al lampone. Chi è alla ricerca di una cornice mozzafiato l’osmiza di Dean Verginella, a Contovello (Ts) che si affaccia su un panorama di terrazzamenti. L’Osmiza Stubelj, a San Pelagio (Ts), è allestita sotto gli ulivi. Da Ferluga, a Roiano, il balcone regala una vista magnifica scorcio sul Golfo di Trieste.

 

COME SI TROVANO

Prima di partire alla volta dell’osmiza, fate attenzione perché i periodi di apertura – che oggi durano più di 8 giornate – variano di anno in anno, ed è molto difficile riuscire a trovarle sempre aperte.

Molto interessante e utilissimo è il sito Osmize.com: in contatto diretto con i produttori e aggiornato quotidianamente vi permette di consultare le aperture visualizzando cartina e calendario.

 

www.osmize.com

 

Foto credits: Archivio PromoTurismoFVG Marco Milani e PromoTurismoFVG Fabrice Gallina.


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