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SPECIALE CINEMA – The Irishman – TG Plus CULTURA

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Martin Scorsese riunisce Al Pacino e Robert De Niro in quello che sarà forse l’ultimo capolavoro delle loro inarrivabili carriere.

 

Arriva al cinema The Irishman, lectio magistralis di Martin Scorsese; pellicola che potrebbe rappresentarne il suo testamento artistico… Così come quello dei suoi anziani ma straordinari interpreti: parliamo di due pesi massimi come Robert De Niro e Al Pacino, un premio oscar del calibro di Joe Pesci ed un altro meraviglioso veterano che risponde al nome di Harvey Keitel.

The Irishman è in questi giorni sul grande schermo in anteprima di qualche settimana rispetto al suo canale distributivo d’elezione: dal prossimo 27 novembre giungerà infatti su Netflix, ripercorrendo così le orme di Roma, capolavoro di Alfonso Cuaron che lo scorso inverno vinse poi l’oscar al miglior film straniero e alla miglior regia, oltre a conquistare una sfilza di candidature, tra cui la nomination a migliore pellicola in assoluto. Anche The Irishman di Scorsese è sicuramente in predicato di far incetta di premi, e anzi, nella caccia grossa alle statuette più ambite riteniamo sia il principale antagonista di Joker di Todd Phillips.

Parlando di trama, The Irishman è l’adattamento cinematografico del saggio “I Heard You Paint Houses” scritto nel 2004 da Charles Brandt, basato sulla vita di Frank Sheeran. SheeraN, che qui ha il volto di Robert De Niro, è un veterano della Seconda Guerra Mondiale e un autista di camion che un bel giorno incontra l’uomo del destino, Russell Bufalino, interpretato da Joe Pesci, boss della mafia a Filadelfia, il quale riconosce in lui la qualità più importante in assoluto: Frank è un uomo affidabile. Così le famiglie di Sheeran e Bufalino stringono una bella amicizia. Russell è così fiero di Frank che lo presenta a Jimmy Hoffa, il popolare, vulcanico, carismatico capo del sindacato dei camionisti, al quale presta il volto un Al Pacino in formidabile spolvero. Hoffa è un personaggio magnetico, seducente,  ma anche un calcolatore e uno stratega. Intorno a questo delicato ed intenso triangolo fra grandi vecchi si snoda quella che negli Stati Uniti hanno già definito addirittura come la sceneggiatura più brillante ammirata in un film sulla criminalità organizzata dai tempi di C’era una volta in America e Quei Bravi Ragazzi.


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