Di piccione o gallina, così la racconta Maffioli
La sopa coada è una ricetta storica trevigiana, dalle origini antiche e che ancora oggi affascina i più raffinati buongustai. Il pasticcio con la carne di piccione, nonostante le nuove tendenze alimentari , vegetariane e vegane, è sempre inserito nei menu di una ristretta cerchia di ristoratori, che ancora mantengono viva la cucina tradizionale. Nel secolo scorso, la città di Treviso, con le sue trattorie, era la culla della sopa coada, come lo testimonia Giuseppe Maffioli nel suo volume “La cucina trevigiana” (1983).
La sopa coada richiede una complessa procedura, non si cucina così all’impronta. Maffioli sottolinea che bisognava ordinarla quando il cuoco aveva a disposizione i piccioni giusti, quelli novelli, non certo i vecchi coriacei. Pasticcio di carni, pane (raffermo) e brodo da servire caldissimo, come piatto unico. A Motta di Livenza ha preso piede l’usanza della sopa coada a base di gallina novella, quella con la tacchinella ed una terza con entrambe le carni.