Uno dei più grandi scandali giudiziari e militari nella Francia del XIX secolo viene raccontato da Roman Polanski
L’Ufficiale e la Spia, è uno degli ultimi lavori nella carriera del regista Roman Polanski, ormai 86enne. Alla 76esima Mostra del Cinema di Venezia il film, titolo originale J’Accuse, era inizialmente il favorito per il Leone d’Oro al miglior film, finché la presidente di giuria Lucrecia Martel, che disprezza dichiaratamente Polanski come uomo, non annunciò che non avrebbe applaudito il lavoro del polacco, non essendo ella in grado di scindere la persona dall’artista. E in effetti a settembre il Leone d’Oro l’ha vinto qualcun altro, l’ha vinto Joker di Todd Phillips, come sappiamo. Ma il Gran Premio della Giuria, il Leone d’Argento che L’Ufficiale e la Spia ha infine conquistato non è certo solo un premio di consolazione, bensì il massimo riconoscimento a livello critico.
Venendo alla trama dell’ultimo lavoro di Polanski, J’Accuse racconta la storia di un giovane Capitano francese di origine ebrea, accusato ingiustamente di alto tradimento, di essere una spia dei tedeschi. Siamo nel 1885, precisamente in gennaio, e nel cortile dell’École Militaire di Parigi l’esercito francese condanna all’esilio il giovane uomo, definito appunto “informatore del nemico” .Egli viene spedito nella remota Isola del Diavolo, al largo della costa della Guyana francese. Completamente solo e tormentato, il capitano trascorre il suo tempo a disperarsi e a scrivere alla moglie, rimasta in Francia.
Il suo caso è ricordato come uno dei più grandi scandali giudiziari nella Francia del XX secolo, che divise il Paese per più di un decennio, tra chi riteneva il capitano colpevole e chi invece lo reputava innocente. Il grande scrittore Émile Zola, in particolare prese le difese del giovane ebreo nell’articolo J’accuse, da cui il titolo originale della pellicola; pezzo di grande giornalismo in cui Zola accusava la Terza Repubblica francese nientemeno che di antisemitismo.
L’Ufficiale e la Spia è al cinema da giovedì 21 novembre.