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Il ciclismo italiano rialza la testa – TG Plus SPORT 16 maggio

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Il giorno in cui il ciclismo italiano rialzò la testa. La Lega del Ciclismo Professionistico, ritenuto che i contenuti della riforma del ciclismo proposta dall’UCI a partire dalla stagione 2020 possano portare, per come oggi presentati, a un grave danno per tutto il movimento ciclistico italiano e in particolare per i propri associati Gruppi Sportivi professionistici e Enti Organizzatori di gare professionistiche, ha deciso di presentare un ricorso contro la nuova normativa internazionale presso le istituzioni europee antitrust.

“Riteniamo che il ciclismo italiano, che dovrebbe rappresentare un valore assoluto per tutto il movimento, visto che si tratta di uno dei paesi leader nel mondo in questa disciplina, non possa rischiare di essere pressoché azzerato sulla base di parametri che hanno ben poco a che fare con il valore sportivo. Le regole poi non possono essere cambiate a stagione in corso, senza che si conoscano i dettagli completi della riforma e senza avere il tempo di valutare le possibili conseguenze economiche e sportive” si legge nel comunicato della Lega Ciclismo.

Meno di un anno fa era stata prospettata, dall’UCI stessa, una riforma completamente diversa rispetto a quella attuale, con meno squadre di prima fascia e un meccanismo sportivo di promozione e retrocessione che oggi è completamente assente. Oggi si parla di aumentare le squadre World Tour, creando un circuito chiuso e togliendo quasi completamente la possibilità di sopravvivenza a team di seconda fascia.

Anche per quello che riguarda gli Organizzatori di classe 1 e HC rileviamo che a un aumento di costi e adempimenti, non corrisponde una maggiore possibilità di avere una partecipazione di qualità, essendo tra l’altro aumentate le giornate di gara World Tour.

Carta e penna ed ecco il ricorso.


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