Tre Visi, lo short film che mostra “l’altra” Treviso: parla il regista – TG Plus CULTURA
Intervista esclusiva a Stefano Pesce, regista di Tre Visi, presentato fuori concorso all’Edera Film Festival 2021
A completamento del suo contributo video al TG Plus CULTURA, ecco le note del regista su Tre Visi:
“Partendo dall’ indagine su una persona realmente esistita, la Rabdomante Augusta nata nel Pio Luogo di Corbanese in provincia di Treviso nel 1894, ho identificato un soggetto filmico originale. L’azione trainante è la ricerca e la scoperta della reale identità della nonna (Gemma), e la conseguente rivelazione che la nipote (Ella), giunta a Treviso a farle visita dalla Germania, è essa stessa la nuova rabdomante.”
“Ella, una ragazza tedesca, mandata a Treviso dalla madre per visitare la nonna Gemma malata, scopre che l’anziana donna è sparita dall’ospedale in cui era ricoverata. Sulle tracce della nonna, attraverso la città e le campagne circostanti, Ella incontra un giovane geometra che le rivela che l’anziana donna, contro l’opinione della madre, non è semplicemente afflitta da sensazioni allucinatorie ma è una rabdomante. Gemma sente il richiamo delle acque della città e compie pratiche divinatorie che la mettono seriamente in pericolo di vita. Prima di morire, Gemma consegna ad Ella il suo bastone, simbolo del passaggio delle sue conoscenze di rabdomante alla nipote, che viene così investita di una preziosa eredità.”
“Il tema filmico è dunque la scoperta della propria identità, attraverso il ritorno alle origini. Le protagoniste femminili emergeranno dalla città d’acqua, che dapprima nasconde un segreto per poi mostrarlo, e si confronteranno con la loro storia nascosta ed infine accettata.”
“Treviso possiede due anime, quella medioevale, forte e decisa e quella rinascimentale, leggera e misteriosa. Con il sole respira l’aria di Asolo e Conegliano, con la luna sente l’attrazione degli estuari e della laguna. Durante la vicenda l’ambiente esterno, in principio estraneo, inevitabilmente si trasforma sempre più in un ambiente intimo e la casa di Gemma, il suo rifugio fermo nel tempo, diventa tutta la città. La direzione e la fotografia identificano queste due anime restituendo visivamente sia la forza vitale della città che il suo lato enigmatico e profondo. La determinazione della ragazza nello scoprire chi è sua nonna e la volontà dell’anziana di affermare le proprie capacità divinatorie si risolvono nel passaggio del testimone: il bastone che simboleggia la consegna delle conoscenze rabdomantiche dalla nonna alla nipote.”
“I movimenti della macchina da presa guidati dall’indagine della giovane danno un senso di grande dinamicità al susseguirsi delle scene. L’ambientazione delle quali, nel teatro architettonico Trevigiano come quello che si erige attorno al ponte di San Francesco, vedono la giovane ricongiungersi alle sue origini. In questo senso abbiamo anche creato le sequenze della rabdomanzia e dell’acqua che zampilla dal terreno nella Villa Albrizzi Franchetti: metafore di questa storia misteriosa che serpeggia sottotraccia nel territorio Trevigiano.”
“I costumi manifestano la nostra ricerca stilistica ed il nostro impegno nel vestire l’anziana donna con gli abiti anni ‘30 che indossava la rabdomante storica, e le scene imporranno l’ambientazione degli interni di casa di Gemma negli anni ‘50. Infine l’ambiente sonoro costituisce parte fondante del film, avendo il compito di raccontare i suoni delle acque, delle campagne e della città che si mescolano con l’intento di generare la colonna sonora originale. Lo studio della lingua pronunciata dall’attrice protagonista, che dal tedesco ritrova l’italiano, è una scelta stilistica precisa che identifica sonoramente la scoperta ed il recupero della sua identità linguistica.”